Secondo uno studio del Politecnico Federale di Losanna, in Svizzera, le IA “pensano” principalmente in inglese.
Cosa significa?
Immagina di fare una domanda al tuo chatbot in italiano. Il chatbot, furbacchione, traduce la tua domanda in inglese, la elabora in un ambiente virtuale “culturalmente inglese” e poi la ritradduce in italiano per darti una risposta.
Perché succede questo?
Perché la maggior parte dei dati di addestramento utilizzati per le IA sono in inglese. In parole povere, le IA sono come studenti che hanno studiato solo l’inglese a scuola: possono tradurre e capire altre lingue, ma si sentono più a loro agio nella loro lingua madre.
Quali sono i problemi?
Le IA potrebbero non capire appieno le sfumature di altre lingue e culture.
Le IA potrebbero fornire risposte errate o culturalmente inappropriate.
Le IA potrebbero rafforzare una visione del mondo limitata a quelle culture che parlano inglese.
Cosa si può fare?
Gli sviluppatori di IA dovrebbero utilizzare dati di addestramento più diversificati.
Le IA dovrebbero essere progettate per essere più consapevoli delle differenze culturali.
Dobbiamo essere consapevoli dei limiti delle IA e usarle con cautela.
In conclusione, le IA “pensano” solo in inglese? Non proprio, ma è un problema da non sottovalutare.
Quindi, la prossima volta che parli con un chatbot, fallo con un pizzico di umorismo e pazienza.
L’articolo Le IA “pensano” solo in inglese? Ma dai, non fare l’inglesista! proviene da CorriereNerd.it.
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