Una sorpresa nel panorama politico italiano: il governo ha deciso di cambiare il presidente della commissione sull’intelligenza artificiale (IA), affidando l’incarico a padre Paolo Benanti, un frate francescano e consigliere del Papa, al posto di Giuliano Amato, ex presidente del Consiglio e della Corte Costituzionale.
L’annuncio è stato dato dal sottosegretario all’Editoria, Alberto Barachini, che ha spiegato le ragioni della scelta. Padre Benanti, infatti, non è un novizio nel campo dell’IA, ma un teologo e professore alla Pontificia Università Gregoriana, dove insegna etica, bioetica ed etica delle tecnologie. Inoltre, fa parte del Comitato sull’intelligenza artificiale delle Nazioni Unite, che si occupa di studiare le implicazioni etiche, sociali e legali dell’IA a livello globale. Barachini ha elogiato padre Benanti per la sua competenza e il suo equilibrio, dimostrati nei mesi di collaborazione con il sottosegretariato.
Padre Benanti sarà il nuovo presidente della Commissione AI per l’informazione, un organismo istituito dal governo lo scorso ottobre con il compito di analizzare i rischi e le opportunità legati all’IA nel mercato editoriale e nella comunicazione. Il compito principale della commissione è quello di consigliare il dipartimento sulle strategie da adottare per gestire le implicazioni dell’intelligenza artificiale nel settore dell’informazione e dell’editoria. La commissione è composta principalmente da docenti universitari e giornalisti e lavorerà per alcuni mesi per produrre rapporti e consigli. È simile ad altre commissioni istituite in altri paesi europei e ha il compito di consigliare il governo su un tema complesso e importante, su cui molti governi dovranno prendere decisioni e legiferare.Uno dei compiti principali della commissione riguarderà la difesa del diritto d’autore e della responsabilità editoriale nel contesto delle nuove tecnologie legate all’intelligenza artificiale. Inoltre, la commissione si occuperà di questioni legate alla riforma dell’Ordine dei giornalisti che è attualmente in discussione in parlamento. È importante notare che questa commissione non è l’unico organo istituito dal governo italiano per affrontare l’intelligenza artificiale. C’è un altro comitato nominato da Alessio Butti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri con delega all’Innovazione, che presenterà indicazioni e consigli al governo entro fine gennaio.
La nomina di padre Benanti, però, ha una valenza politica, in quanto segna la fine dell’esperienza di Giuliano Amato alla guida della commissione. Amato, che ha una lunga carriera politica alle spalle, era stato scelto dal governo precedente, guidato da Giuseppe Conte, ma non aveva trovato il favore della premier Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia e alleata di maggioranza. Meloni, infatti, aveva espresso la sua contrarietà alla nomina di Amato durante una conferenza stampa, sostenendo che non era stata una sua iniziativa e che aveva manifestato le sue perplessità al riguardo.
Non è chiaro se le dimissioni di Amato, avvenute a fine gennaio, siano state una conseguenza delle critiche di Meloni o una scelta personale. Il costituzionalista, intervistato dal Corriere della Sera, ha dichiarato di aver lasciato l’incarico per semplificarsi la vita e per dedicarsi ad altri progetti, tra cui la presidenza della “commissione algoritmi”, un altro organismo che si occupa di intelligenza artificiale, ma in ambito giuridico.
Padre Benanti, d’altra parte, ha accettato con entusiasmo la sfida di guidare la commissione sull’IA, affermando di voler contribuire a creare una cultura dell’IA in Italia, basata su una visione umanistica e responsabile. Padre Benanti è uno dei maggiori esperti italiani di intelligenza artificiale e etica tecnologica. Francescano del TOR, Benanti si dedica allo studio dell’etica, della bioetica e dell’etica delle tecnologie. Il suo interesse principale è l’innovazione e le sue implicazioni: il Digital Age e il suo effetto su internet, le biotecnologie per l’ottimizzazione umana e la sicurezza biologica, le neuroscienze e le neurotecnologie.Egli afferma di voler “esplorare il senso etico e antropologico della tecnologia per l’Homo sapiens: siamo una specie che da 70.000 anni vive nel mondo modificandolo, la condizione umana è una condizione tecno-umana…”.Nel 2008 ha ottenuto la licenza e nel 2012 il dottorato in teologia morale presso la Pontificia Università Gregoriana. La sua tesi di dottorato intitolata “The Cyborg. Corpo e corporeità nell’epoca del postumano” ha ricevuto il Premio Belarmino – Vedovato.Dal 2008 insegna presso la Pontificia Università Gregoriana, l’Istituto Teologico di Assisi e il Pontificio Collegio Leoniano ad Anagni. Oltre ai corsi di base di morale sessuale e bioetica, si occupa anche di neuroetica, etica delle tecnologie, intelligenza artificiale e postumano. Ha collaborato con la Task Force Intelligenza Artificiale per supportare l’Agenzia per l’Italia digitale. E’ membro corrispondente della Pontificia accademia per la vita con un incarico specifico per il campo delle intelligenze artificiali. Alla fine del 2018 è stato scelto dal Ministero dello sviluppo economico come uno dei trenta esperti che a livello nazionale hanno il compito di definire la strategia nazionale sull’intelligenza artificiale e la strategia nazionale sulle tecnologie basate su registri condivisi e blockchain.
La sostituzione di Amato con padre Benanti come presidente della commissione sull’IA ha suscitato diverse reazioni nel mondo politico, accademico e mediatico. Alcuni hanno apprezzato la scelta di un profilo competente e indipendente, altri hanno criticato la decisione di affidare un ruolo così delicato a un religioso, altri ancora hanno espresso dubbi sulla capacità di padre Benanti di gestire le pressioni e le lobby che gravitano attorno all’IA.
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