Lo studioso Avicenna, conosciuto in persiono come Ibn Sina, morto quasi mille anni fa, è stato una figura di spicco nel mondo musulmano per le sue straordinarie contribuzioni nel campo della medicina, filosofia, matematica, logica e fisica. Le sue opere più celebri, come “Il libro della guarigione” e “Il canone della medicina”, hanno resistito alla prova del tempo per più di sei secoli, guadagnandogli il titolo di “padre della medicina moderna”.
Uno degli aspetti più interessanti dell’approccio di Avicenna è la distinzione tra la capacità umana di comprendere concetti universali, diversamente dagli animali che sono limitati alla percezione di particolari. Con un esempio eloquente di una pecora che vede un lupo, Ibn Sina sottolinea come un umano rifletterebbe sul concetto generale di pericolo associato al lupo, mentre la pecora reagirebbe istintivamente alla minaccia.
Questa abilità umana di astrazione e generalizzazione è fondamentale nella differenza tra il ragionamento umano e quello animale, e ha importanti implicazioni anche nel campo dell’intelligenza artificiale. Le reti neurali artificiali sono limitate nella loro capacità di generalizzazione e richiedono dati specifici per operare correttamente, a differenza della capacità umana di riconoscere variazioni basandosi su caratteristiche generali.
L’approccio di Avicenna offre una prospettiva unica sulla questione della personalità e individualità nell’intelligenza artificiale, suggerendo che nonostante i progressi, l’IA non raggiunge ancora il livello di complessità del pensiero umano. Questo confronto rimanda all’importanza di continuare a esplorare e comprendere le differenze tra l’intelligenza umana e quella artificiale, per poter sfruttare appieno il potenziale di entrambe.
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