Zoom, la piattaforma che durante la pandemia è diventata sinonimo di videoconferenze, sta cambiando pelle. Il recente abbandono del termine “Video” dal suo nome legale, trasformandosi da “Zoom Video Communications Inc.” a “Zoom Communications Inc.“, è molto più di una semplice scelta stilistica. Dietro questa mossa c’è un intento chiaro: ridefinire la propria identità come una piattaforma “AI-First”, con una missione che va ben oltre le semplici chiamate online.
Al centro di questa trasformazione c’è AI Companion, un assistente generativo progettato per rendere il lavoro più fluido e produttivo. Questo strumento, un’evoluzione di Zoom IQ, si basa su modelli di intelligenza artificiale sviluppati da partner del calibro di OpenAI, Meta e Anthropic. È capace di fare un po’ di tutto: dalle trascrizioni in tempo reale ai riepiloghi delle riunioni, passando per la gestione dei progetti e l’integrazione con app come Gmail, Google Calendar e Microsoft Office. È come avere un collega virtuale sempre disponibile, pronto a occuparsi di dettagli che di solito rubano tempo prezioso.
Ma Zoom non si ferma qui. Entro il 2025 arriveranno altre innovazioni che puntano a cambiare ulteriormente il modo in cui lavoriamo. Una delle novità più attese è Zoom AI, che promette di automatizzare attività come la stesura di messaggi, email e documenti grazie all’introduzione di Zoom Docs. Questo nuovo strumento permetterà di gestire piani, report e documenti all’interno dello stesso ecosistema, riducendo la necessità di utilizzare software esterni. E non è tutto: sono in arrivo anche avatar dinamici e iper-realistici, capaci di replicare espressioni facciali, gesti e persino il movimento del labiale, portando un livello di personalizzazione mai visto nelle interazioni virtuali.
Zoom sta inoltre lavorando per costruire un vero e proprio marketplace di estensioni, che includerà strumenti come un “Personal Coach” per aiutare gli utenti a pianificare obiettivi e ottimizzare il lavoro. Funzionalità come Workspace Reservation, per gestire la prenotazione degli spazi di lavoro, e Workvivo, pensato per facilitare la comunicazione e il feedback all’interno dei team, completano questa offerta tecnologica che mira a coprire ogni aspetto della vita lavorativa.
Il motivo di questa trasformazione? La pandemia, che ha portato Zoom sotto i riflettori, è ormai alle spalle. Molti lavoratori sono tornati in ufficio e, anche se il lavoro ibrido è ormai una realtà consolidata, l’esigenza di videoconferenze non è più così centrale. In questo scenario, Zoom ha dovuto confrontarsi con giganti come Microsoft e Google, che hanno integrato strumenti simili nelle loro suite di produttività, rendendo Zoom, per molte aziende, un costo superfluo.
Per affrontare questa sfida, Zoom ha deciso di giocare su più tavoli. Non vuole essere solo una piattaforma di videoconferenze, ma un vero hub di produttività, capace di competere con Office 365 e Google Workspace. L’introduzione di strumenti come un client email aziendale e software per documenti, tabelle e presentazioni è una chiara dichiarazione d’intenti: Zoom vuole essere il punto di riferimento per il lavoro moderno.
Eric Yuan, il CEO di Zoom, ha definito questa nuova direzione come un modo per offrire “soluzioni lavorative moderne e ibride”. Una definizione forse vaga, ma che sottolinea il desiderio dell’azienda di non limitarsi a essere un semplice tool, ma una piattaforma completa per la collaborazione e la produttività.
La vera domanda è se questa trasformazione basata sull’intelligenza artificiale sarà sufficiente a mantenere Zoom rilevante in un mercato sempre più competitivo. Per ora, una cosa è certa: Zoom non ha intenzione di restare ferma a guardare. La sua ambizione di reinventarsi potrebbe non solo cambiare il modo in cui lavoriamo, ma anche ridefinire il concetto stesso di piattaforma collaborativa.
L’articolo Zoom e l’era dell’intelligenza artificiale: una piattaforma che vuole reinventarsi proviene da CorriereNerd.it.
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