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Il crollo di Babele. Che fare dopo la fine del sogno di Internet?

Se c’è un libro che sta facendo parlare di sé negli ambienti più nerd e tech, quello è sicuramente Il crollo di Babele. Che fare dopo la fine del sogno di Internet? di padre Paolo Benanti. Questo saggio, edito da San Paolo Edizioni, affronta con un linguaggio diretto e deciso la crisi di Internet e la fine di un’epoca che, per molti, sembrava destinata a cambiare il mondo. Benanti, un esperto di etica digitale, ci guida attraverso un viaggio che esplora il tramonto della “torre di Babele” digitale, quella stessa rete che un tempo prometteva di unire l’umanità, ma che oggi sembra essere più una fonte di divisione che di connessione.

Il libro parte da un presupposto molto interessante: Internet, all’inizio, era visto come la soluzione a tutti i nostri problemi di comunicazione. Ci prometteva un mondo globalizzato, dove tutti parlavano la stessa lingua, dove le persone sarebbero state più informate, più libere, più unite. La rete era il grande sogno, il luogo dove avremmo potuto, finalmente, scardinare le barriere culturali, politiche e sociali. Un sogno che, però, come una moderna Torre di Babele, è collassato sotto il peso delle sue stesse contraddizioni.

Nel primo decennio del nuovo millennio, abbiamo visto l’esplosione dei social media e la diffusione degli smartphone, creando quella che sembrava una piattaforma globale per la comunicazione e l’informazione. Poi, nel 2011, le Primavere Arabe hanno dato un segnale di speranza: Internet sembrava davvero il mezzo attraverso cui poter raggiungere una democrazia globale. Ma, come spesso accade con i sogni, la realtà ha cominciato a svelare il suo lato oscuro. E qui entra in gioco l’analisi di Benanti, che non esita a definire questo periodo come un vero e proprio “crollo” della torre digitale. Le piattaforme digitali, nate per unire, sono diventate strumenti di disinformazione, di polarizzazione e di attacchi alla verità. Fake news, teorie complottistiche e la manipolazione dell’opinione pubblica hanno preso piede, e il mondo che avevamo costruito su Internet è diventato sempre più instabile e frammentato.

A questo punto, l’autore ci invita a riflettere su ciò che sta dietro a questo crollo: non è solo la tecnologia a essere in crisi, ma anche le ideologie che l’hanno alimentata. La Silicon Valley, con i suoi guru della tecnologia, ha costruito una “torre” che, pur promettendo libertà e innovazione, ha finito per accentuare le disuguaglianze, invadere la privacy degli utenti e distorcere il dibattito democratico. La rete, un tempo simbolo di libertà, è diventata il terreno di gioco di grandi interessi economici e politici.

Se la fine di questa era digitale sembra inevitabile, cosa ci aspetta dopo il crollo?

Secondo l’autore, la risposta risiede in un nuovo capitolo che coinvolge l’Intelligenza Artificiale. L’IA sta diventando una presenza sempre più prepotente nella nostra vita quotidiana, e Benanti dedica una parte significativa del suo libro all’analisi di come questa nuova tecnologia potrebbe plasmare il nostro futuro. Ma non si tratta solo di un nuovo sogno. L’IA, se non gestita con attenzione, potrebbe essere altrettanto pericolosa e minacciosa quanto la rete che stiamo vedendo collassare.

In questo contesto, il governo italiano ha recentemente nominato Paolo Benanti presidente della Commissione sull’Intelligenza Artificiale, un ruolo che ricopre con grande responsabilità. Benanti, che è anche un frate francescano, ha una lunga carriera nel campo dell’etica digitale e della gestione delle nuove tecnologie. La sua nomina, sebbene accolta positivamente da molti per la sua esperienza, ha suscitato anche qualche perplessità, soprattutto per la sua provenienza religiosa, che potrebbe complicare il suo approccio a un tema così delicato. Tuttavia, la sua visione etica dell’IA è fondamentale per garantire che le nuove tecnologie siano al servizio dell’umanità, piuttosto che dominarla. La sua posizione è chiara: l’innovazione non deve mai superare i valori di dignità, libertà e uguaglianza.

Benanti non si limita a fare analisi tecniche o filosofiche: il suo obiettivo è anche quello di avvisare contro i pericoli che l’innovazione porta con sé. Come nella prima era di Internet, anche oggi il concetto di progresso è ambiguo. Mentre l’IA offre enormi possibilità, rischia anche di intensificare le disuguaglianze sociali, invadere la privacy e compromettere la libertà individuale. Il compito che Benanti si pone è quello di regolare e indirizzare questa tecnologia verso un futuro che possa migliorare davvero la nostra vita.

Il crollo di Babele non è solo un libro che descrive la fine di un’era, ma un invito a riflettere sul nostro futuro in un mondo sempre più interconnesso, ma anche più fragile. L’autore ci chiede: cosa faremo, ora che la nostra “torre” sta crollando? E soprattutto, come navigheremo questo nuovo mondo guidato dall’Intelligenza Artificiale? Le risposte non sono facili, ma ciò che è certo è che la nostra capacità di gestire la tecnologia in modo etico e umano determinerà il nostro destino nelle prossime decadi. Il saggio di padre Paolo Benanti è una lettura fondamentale per chiunque sia appassionato di tecnologia, etica e delle sfide del nostro tempo. Un libro che non solo analizza il presente, ma cerca di orientarci verso un futuro che, seppur incerto, possiamo ancora scegliere di costruire con responsabilità.

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