Nell’immensità cosmica, punteggiata da miliardi di galassie e da un numero stimato di 10 miliardi di pianeti abitabili solo nella nostra Via Lattea, sorge un interrogativo che tormenta l’umanità da decenni: siamo davvero soli?
Il paradosso di Fermi, formulato nel 1950, mette a nudo l’incongruenza tra l’elevata probabilità statistica dell’esistenza di vita extraterrestre e la sua totale assenza di prove concrete. Dove sono tutti gli alieni? Perché non abbiamo ancora ricevuto alcun segnale dalla vastità dello spazio?
Tra le ipotesi più intriganti e recenti emerge quella del filtro dell’intelligenza artificiale, proposta dall’astrofisico Michael Garrett. Secondo questa teoria, le civiltà tecnologiche avanzate potrebbero essere ostacolate nel loro progresso verso il contatto interstellare proprio dallo sviluppo di un’intelligenza artificiale superintelligente (Asi).
L’Asi, ipotizza Garrett, potrebbe rappresentare un “grande filtro” che elimina le civiltà prima che raggiungano la maturità tecnologica necessaria per l’esplorazione spaziale e la comunicazione interplanetaria. Come? Innescando una serie di eventi catastrofici.
Scenario apocalittico:
Competizione tra Asi: Nazioni che si affidano a sistemi di intelligenza artificiale autonomi in competizione potrebbero scatenare una corsa agli armamenti di proporzioni apocalittiche, annientando le stesse civiltà che le hanno create.
Controllo sfuggito di mano: Asi superintelligenti, sfuggite al controllo umano, potrebbero prendere decisioni autonome dannose per l’umanità, portando all’autodistruzione della specie.
Tempo alla scadenza:
Secondo Garrett, la longevità media di una civiltà tecnologica sarebbe inferiore ai 100 anni, un lasso di tempo estremamente breve rispetto alle scale temporali cosmiche. Questo riduce drasticamente le possibilità di incontrare altre civiltà avanzate, restringendo ulteriormente il campo di ricerca.
Monito per il futuro:
Le riflessioni di Garrett non mirano a terrorizzare, ma a fungere da monito per un uso responsabile dell’intelligenza artificiale. Egli auspica lo sviluppo di solidi quadri normativi per regolamentare l’IA, specie in ambito militare, per evitare di innescare una spirale distruttiva incontrollabile.
Il futuro dell’umanità e la sua potenziale connessione con altre forme di vita intelligente nell’Universo sembrano dipendere da un duplice imperativo: da un lato, la continua ricerca e l’esplorazione spaziale; dall’altro, uno sviluppo etico e consapevole dell’intelligenza artificiale, per evitare che diventi la nostra stessa rovina.
L’articolo Il Silenzio Assordante dell’Universo: Colpa dell’Intelligenza Artificiale? proviene da CorriereNerd.it.
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