Tre autori, Sarah Silverman, Christopher Golden e Richard Kadrey, hanno fatto causa a OpenAI e Meta per aver usato i loro libri nell’addestramento della AI… senza chiedere il permesso! Che audacia! Questi autori hanno scatenato un gruppo di avvocati scatenati, gli stessi che stanno rappresentando Paul Tremblay e Mona Awad in un’altra causa simile. Questa non è solo una battaglia legale, è una battaglia di concetto basata sul diritto d’autore! Dopotutto, se le AI possono ottenere una copia digitale dei libri senza chiedere, cosa impedirà loro di scrivere la prossima opera letteraria di successo?
Potrebbe essere l’inizio di una rivoluzione letteraria guidata da chatbot in vena creativa!
Questi modelli di intelligenza artificiale, noti come LLM (Large Language Model), vengono addestrati utilizzando dati raccolti da Internet. E sembra che abbiano “rubato” i libri dei nostri coraggiosi autori da siti come Bibliotik, Library Genesis e Z-Library.
Non solo questa intelligenza artificiale ruba senza vergogna, ma riproduce addirittura parti dei libri senza il consenso degli autori stessi! Lo so, sembra un film di fantascienza, ma è la triste realtà. Quando gli utenti chiedono un riassunto dei libri a ChatGPT, questa creatura digitale estrae pezzi dalle opere senza nemmeno chiedere “Per favore!”
Ma OpenAI non è l’unico colpevole qui. Anche Meta è coinvolta in questa frittata letteraria. I loro modelli LLaMA si basano su uno strumento chiamato ThePile, che si rifornisce di copie digitali di libri da Bibliotik, un altro dei tanti fast-food di informazioni in si nutrono le AI. Chi avrebbe mai pensato che queste “shadow library” sarebbero state i luoghi in cui negli angoli bui l’IA si ciba dei nostri tesori letterari?
I tre autori sono furiosi e accusano sia OpenAI che Meta di essersi “arricchiti ingiustamente” cibandosi dell’altrui creatività e, dunque, concorrenza sleale. Vogliono giustizia e chiedono alla giustizia di avviare un’impresa collettiva per imporre una decisione comune e permanente!
Sappiamo che l’Europa si sta muovendo per regolare queste spinose situazioni e sta preparando una legge chiamata AI Act, che richiederà alle aziende di comunicare l’utilizzo dei dati protetti dal copyright per l’addestramento dei modelli AI. In passato, OpenAI è già stata denunciata per violazione della privacy, quindi sembrano essere in una situazione calda come la lava.
Mentre questi autori litigano per i loro diritti d’autore, dobbiamo chiederci cosa succederà nel futuro delle nostre amate storie. Saranno al sicuro dall’assalto dei bot? O saranno destinati a diventare nuove opere letterarie prodotte dalla potente IA? Solo il tempo dirà, ma una cosa è certa: il mondo dell’Intelligenza Artificiale è senza dubbio un posto divertente!
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